Il termine autismo deriva dal greco “autòs” e significa se stesso. Fu introdotto agli inizi del ventesimo secolo da Bleuler per indicare un comportamento caratterizzato da chiusura, evitamento dell’altro ed isolamento. Successivamente, Leo Kanner (1943) e Hans Asperger (1944) utilizzarono il termine Autismo Infantile per descrivere un’entità nosografica da loro indipendentemente riscontrata in due gruppi di bambini.
La descrizione originaria di Kanner, pubblicata sulla rivista Nervous Child (1943), riguardava 11 bambini di età compresa tra i 2 e i 10 anni (9 maschi e 2 femmine). Kanner definì questi bambini come affetti da ‘disturbo autistico del contatto affettivo’. Tutti gli 11 bambini studiati da Kanner mostravano un’assenza relazionale, importanti deficit nella comunicazione e nel linguaggio, assenza di uso corretto dei pronomi (in particolare la mancanza dell’IO) e l’uso bizzarro di alcune parole.
Fin dall’originaria descrizione, Kanner segnalò, accanto all’isolamento, la dimensione ossessiva dell’autismo, l’importanza delle routine che si esplicava con una tendenza a restringere l’intenzionalità psicomotoria, concentrandola nella ripetizione.
Un anno dopo la pubblicazione del primo articolo di Kanner, Hans Asperger (1944) descrisse un gruppo di bambini che presentavano un disturbo che definì “psicopatia autistica”. Questa psicopatia, secondo Asperger, si presentava dopo i 3 anni, era costituzionale e famigliare, colpendo solo i maschi e andava distinta nettamente dai disturbi schizofrenici. L’isolamento sociale, le stereotipie e la resistenza ai cambiamenti di routine ricalcavano in maniera sorprendente le caratteristiche degli 11 bambini descritti da Kanner. Entrambi misero in evidenza le caratteristiche anormali della comunicazione, le difficoltà nell’adattamento sociale, le stereotipie dei movimenti e la possibilità di eccellenti capacità intellettive in aree ristrette. I soggetti di Asperger si distinguevano però per l’essere caratterizzati da una forma di pensiero concreto, dall’ossessione per alcuni argomenti, dall’eccellente memoria e spesso da modalità comportamentali e relazionali eccentriche. Presentavano inoltre, un buon livello cognitivo, senza alterazioni del linguaggio, sia espressivo che comprensivo: il linguaggio era integro nella sua strutturazione fonologica e grammaticale, sintattica e semantica, ma presentava evidenti alterazioni nella funzione comunicativa interpersonale.
Si configurarono quindi due quadri diagnostici differenti: l’Autismo classico di Kanner e la Sindrome di Asperger.
Dopo il primo scritto, Kanner (1955) spostò l’attenzione sulle caratteristiche comportamentali dei genitori di questi bambini, notando l’elevato livello professionale e intellettuale dei genitori e le difficoltà relazionali che manifestavano con i propri figli, ipotizzò che la loro presunta freddezza contribuisse a determinare l’autismo. L’idea che l’autismo sia la conseguenza di una qualche inadeguatezza genitoriale, è rimasta purtroppo saldamente radicata e ampiamente alimentata dalla letteratura psicodinamica, raggiungendo l’apice in seguito alla pubblicazione del libro “La fortezza vuota” (Bettelheim, 1967).
Queste teorie prime di fondamento scientifico furono successivamente ampiamente confutate da studi epidemiologici e dall’avvento di nuove tecniche di studio della struttura anatomo-funzionale cerebrale.
A partire dagli anni ’60 le critiche al modello psicodinamico, accusato di colpevolizzare ingiustamente i genitori, si fecero sempre più forti. I genitori di bambini con autismo non mostravano infatti tratti patologici o di personalità significativamente diversi da quelli di bambini non affetti.
Il primo autore a sostenere in modo sistematico che la causa della sindrome autistica non fossero i genitori, ma che il disturbo avesse una base organica è stato Rimland (1968) secondo il quale, l’autismo era causato da alterazioni morfologiche e funzionali a base organica. Da questo ne scaturì l’approccio organicista, il cui tentativo fu quello di individuare le alterazioni organiche alla base della sindrome.
La moderna concezione dell’autismo e anche la sua nosografia attuale, nascono e si sviluppano negli anni ’70, quando viene definitivamente accolta la separazione del tema dell’autismo da quello della schizofrenia e delle psicosi in generale. (Dott.ssa Valentina Campus,“Autismo ed educazione razionale emotiva”).