Con il termine “spettro autistico” si intende una vasta gamma di sintomi e difficoltà che i bambini con una diagnosi di ASD (autism spectrum disorder) possono presentare.
Ma si passa da un bambino con dei sintomi più lievi ad un altro con una disabilità grave, talvolta accompagnata da ritardo mentale. L’autismo è anche questo, ed è perciò che per noi genitori è talvolta difficile accettare la diagnosi, perché dell’autismo si sa poco, spesso ci si aspetta di dover avere a che fare con un “rain-man” mentre invece quello che ci fa più arrabbiare è che buona parte dei nostri figli, ad un occhio inesperto, sembra non avere nulla.
L’autismo non ha prevalenze geografiche o etniche, è stato descritto in tutte le popolazioni del mondo, in ogni razza o ambiente sociale. Presenta invece una prevalenza di sesso, in quanto sembra colpire i maschi in misura 4.0 volte maggiore rispetto alle femmine. Le recenti statistiche sull’incidenza dell’autismo elaborate dal Centers for Disease Control and Prevention (CDC) riportano che in America un bambino su 68 ha un disturbo dello spettro autistico. Gli esperti ritengono che questi dati non descrivano però lo stesso autismo di 20 anni fa, quando all’interno dello spettro venivano incorporati solo quei soggetti con dei ritardi cognitivi, e lasciati al di fuori l’autismo ad alto funzionamento o la sindrome di Asperger.
Un aspetto ancora controverso riguarda le cause del disturbo: ipotesi biologiche, ambientali, genetiche, farmacologiche e cognitive si intersecano senza però arrivare ad una conclusione esaustiva: l’autismo non ha una causa unica, ma è una conseguenza di fattori diversi. (Menazza, 2010).